Il mago dei Templari by Paul Doherty

Il mago dei Templari by Paul Doherty

autore:Paul Doherty [Doherty, Paul]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-07-18T22:00:00+00:00


CAPITOLO 9

Re Stefano con grandi onori fece ritorno a Londra

Alla fine, di Payens raggiunse un’altra radura, e la brezza gli portò il suono distante delle pesanti campane dell’abbazia. Decise di tornare indietro seguendo lo stesso sentiero. Aveva il sole negli occhi, scintillante attraverso l’intricata copertura degli alberi. Raggiunse il luogo dove aveva sfamato i bambini, tirò le redini e guardò in basso quando uno sbattere d’ali improvviso lo mise in allarme. La mano gli corse alla spada e allo stesso tempo un dardo di balestra gli saettò vicino al volto, il quadrello piumato quasi gli sfiorò la pelle. Un altro gli passò rasente sul capo. Tirò ancora le redini e il cavallo arretrò. Un terzo dardo, fischiando come un letale uccello, si conficcò nel collo dell’animale, facendolo nitrire e scalciare prima di cadere a terra, agonizzante. Di Payens tolse i piedi dalle staffe, strisciando via mentre il cavallo esalava gli ultimi respiri. Si guardò intorno. La gamba sinistra gli faceva male, aveva la schiena e le braccia contuse. Estrasse sia la spada che il pugnale e guardò il cavallo con pietà, una buona cavalcatura ora stesa in una pozza di sangue, con gli arti che ancora strattonavano, a scatti. Guardò in avanti e vide delle ombre muoversi. Non erano fuorilegge comuni, sarebbero stati troppo poco equipaggiati per attaccare un cavaliere in arme. Inoltre, l’imboscata gli era stata preparata con attenzione. Avevano aspettato il suo ritorno, quando avrebbe avuto il sole negli occhi. Assassini di professione, sicari a pagamento, probabilmente in quattro o cinque, perché i dardi erano partiti in rapida successione. Mentre tentava di raggiungere un albero, in modo da potersi proteggere almeno la schiena, sentì il rumore di una felce spezzata. Gli assassini si stavano avvicinando. Improvvisamente suonò un corno, in uno squillo lungo e prorompente. Dal sottobosco alle sue spalle sentì un fruscio. Altre frecce volarono sopra la sua testa, in direzione dei suoi assalitori nascosti. Il corno suonò ancora. Uomini armati di lance e mazze camminavano tra gli alberi su entrambi i suoi lati. Uno di loro si girò e si affrettò a raggiungerlo, tenendo la mano sollevata in segno di pace.

«Pax et bonum, Templare!».

Dalla tunica marrone scuro, la croce attorno al collo e la tonsura ben curata, di Payens riconobbe un prete. Si avvicinò e si accucciò di fianco al cavaliere, il volto maturo corrucciato per la preoccupazione e gli occhi verdi che gentilmente lo scrutavano in cerca di ferite.

«Di certo avete dei nemici, Templare». Parlava la lingua franca del Mare di Mezzo. «Oh certo», sogghignò. «Ero cappellano nella scorta del nobile Baliano. Ho pregato nel Santo Sepolcro, ma ora, per i miei peccati e in penitenza per il mio orgoglio, sono padre parrocchiale di San Botolfo dei Boschi, possedimento dell’abbazia di St Edmund. Bene», diede una pacca sulla gamba di Edmondo prima di chiedere, «siete ferito?»

«No, solo acciaccato e umiliato», rispose di Payens, tirandosi su. «Per il resto sto bene. Il mio cavallo?»

«Povera bestia». Il prete gli allungò una mano, e di Payens la afferrò. «Il mio nome è Giovanni Fitzwalter, come dicevo, prete e in precedenza cappellano».



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